L’Arcipelago di Palau è una repubblica, uno stato orientale nuovo di zecca, potremmo dire. In effetti questo gruppo di isolette (grosso modo tre centinaia) facente parte del più vasto sistema della Micronesia, non troppo distante dalle Filippine (mezzo migliaio di chilometri circa), si è affrancato dall’amministrazione statunitense solo nel 1994. Un’emancipazione nel segno del mito.
Sì, perché la leggenda vuole che un’antica divinità fosse stata bruciata dal popolo – indotto da altri voleri superiori – e che dai suoi resti sia nato l’arcipelago così come lo conosciamo. Addirittura il nome deriverebbe da un’espressione locale che avrebbe pronunciato il soggetto destinato ad ardere e che significa più o meno: “Mi ingannate”. Da un punto di vista etimologico, non sembra esaltante; tuttavia, la parola in palauano (lingua che affianca l’inglese, più ufficiale, ma qua e là si parla anche tedesco in memoria di una vecchia dominazione) ricorda pure il termine “favola”, che parrebbe il giusto contrappunto alla storia che abbiamo appena illustrato. Ancora meglio: nella vicina Indonesia (da cui probabilmente provengono i primi indigeni, insieme ad altri della Nuova Guinea e della Polinesia) palau vuol dire per l’appunto “isola”. E il cerchio si chiude.
Cosa sapere sulle Palau
Un clima tropicale, comunque caldo, comporta precipitazioni frequenti, quindi è sempre meglio che vi portiate l’ombrello (e cerchiate di programmare la vostra vacanza tra l’inverno e la primavera). Le isole non sono densamente abitate (contano poco più di 20.000 abitanti), però presentano origini e aspetti disparati: ci sono quelle di natura vulcanica e quelle di tipo corallino; se le une poggiano su una vegetazione rigogliosa, le altre si mostrano più brulle e calcaree. Non mancano le aree protette e la fauna che i forestieri ammirano maggiormente è, come prevedibile, quella marina (annoverante delle meduse che non irritano al tocco!), che nuota nelle stupende acque del Pacifico.
Curiosità
Non molto tempo fa Koror, la città più grande di Palau, sede del museo Etpison (un must per i turisti) ne era pure la capitale. In seguito è subentrata Ngerulmud, ben più modesta nelle dimensioni e situata nello staterello di Melekeok, a sua volta contenuto dall’isola denominata Babeldaob, per inciso la maggiore dell’intero arcipelago. Qui si trovano le suggestive cascate di Ngardmau, nelle quali potrete perfino bagnarvi, e i centri d’immersione sono sparsi su tutto il territorio. Inoltre, da queste parti si trovano i Bai, specie di cantastorie le cui tavole illustrate si possono acquistare. Fra l’altro, sul posto si danno da fare degli abili decoratori, e resistono celebrazioni tradizionali. Peliliu, seconda isola per estensione connotata da testimonianze belliche, e Carp, con le sue strutture, sono ulteriori mete da annotare. Non ci sono veri pericoli da segnalare; un’assicurazione prima della partenza, comunque, è sempre consigliabile.
L’azzurro e il verde dominano i paesaggi di un luogo tanto incantato quanto appartato. Allora non c’è che da cercare il resort più adatto alle proprie esigenze e… via!